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Tanaro da salvare. Il parco dietro l’angolo

Dal 2007, l’area fluviale Gesso e Stura unisce il capoluogo a Borgo San Dalmazzo, Castelletto, Centallo, Cervasca, Montanera, Roccasparvera, Roccavione, Sant’Albano e Vignolo

TANARO TESORO DA SALVARE Per cercare un esempio di ambiente fluviale tutelato, valorizzato e sviluppato nelle sue potenzialità, non bisogna andare lontano. A Cuneo esiste dal 2007 il parco fluviale Gesso e Stura, al quale si sono uniti nove Comuni: Borgo San Dalmazzo, Castelletto Stura, Centallo, Cervasca, Montanera, Roccasparvera, Roccavione, Sant’Albano Stura e Vignolo. Il parco, che ha valenza regionale, si estende per una superficie di 4.500 ettari, lungo 60 chilometri di fiume. Dal punto di vista turistico, offre una rete ciclopedonale di 100 chilometri, oltre ad aree attrezzate e a numerose iniziative.

Si tratta di un progetto partito dal basso e concretizzatosi grazie a una sorta di autofinanziamento, come spiega il direttore Luca Gautero: «Il parco fluviale è stato fortemente voluto dalla città di Cuneo fin dagli anni ’70, quando è stata promossa una raccolta di firme per incentivarne la realizzazione. A inizio 2000, poi, l’idea di valorizzare il nostro polmone verde è stata ripresa, fino al riconoscimento del parco da parte della Regione. Quando siamo partiti, nell’area non esistevano infrastrutture e percorsi, ma passo dopo passo siamo arrivati a tracciare la pista ciclabile e gli altri sentieri, che da subito hanno iniziato a essere molto frequentati, da cittadini e turisti. Molto utile è stato coinvolgere il territorio in tutti i passaggi, oltre a essere riusciti ad autofinanziarci attraverso fondi di diverso tipo: per esempio, fino a oggi abbiamo partecipato a diciotto progetti europei. Non a caso, mentre per la gestione degli altri parchi regionali sono stati creati enti ad hoc, la nostra realtà è gestita direttamente dal Comune di Cuneo».

Tanaro da salvare. Il parco dietro l’angolo

Sono diverse le aree naturali presenti all’interno del parco: la riserva della Crocetta, con un bosco rigoglioso e un orto didattico dove si pratica la coltivazione biologica; la riserva in cui confluiscono il Gesso e lo Stura, nota per le specie ittiche; la riserva di Sant’Anselmo, che presenta diversi tipi di habitat naturali, dalle risorgive ai boschi; la riserva La Madonnina, sorta su una ex cava e considerata una delle zone umide più importanti del Cuneese.

Segni particolari?

La presenza di numerose specie animali: 144 uccelli, 25 mammiferi, 9 anfibi, 8 rettili e 53 lepidotteri diurni. Per consentire di conoscere e rispettare l’ambiente, si sono consolidati negli anni progetti di volontariato: il servizio civile nazionale, rivolto ai giovani; il progetto anziani, che ha messo in rete un gruppo di pensionati attivi nel parco per la manutenzione degli arredi, nella distribuzione di materiale informativo e nel controllo del territorio. Spiega Davide Dalmasso, assessore al parco fluviale del Comune di Cuneo: «Si tratta di una realtà importante per il nostro territorio, come ci dimostrano ogni giorno i numerosi visitatori».

Quanto è difficile controllare un’area fluviale così estesa?

Il direttore Gautero: «Non è facile, ma abbiamo puntato molto sulla riscoperta del fiume e sulla formazione progressiva di una coscienza ecologica. Per esempio, per il problema delle discariche abusive, non abbiamo guardie forestali alle dipendenze del parco, ma gli episodi sono diminuiti: c’è una sorta di autocontrollo da parte delle persone che vivono l’area. Diamo poi anche molta importanza all’educazione ambientale, con attività didattiche rivolte alle scuole: ogni anno portiamo al fiume circa novemila bambini e ragazzi».

A riprova dei risultati raggiunti in questi undici anni di parco Gesso e Stura, quattro Comuni hanno chiesto recentemente di entrarvi: Fossano, Salmour, Trinità e Rittana. In caso di esito positivo, si aprirebbe così la possibilità di collaborare con un eventuale parco fluviale del Tanaro: «Arrivando a Trinità, saremmo molto vicini alla confluenza tra lo Stura e il Tanaro: da parte nostra non mancherebbe la voglia di avviare progetti condivisi, con la creazione di una rete provinciale», conclude Luca Gautero.

f.p.

Tanaro, tesoro da salvare

LE IDEE AD ALBA: IMBARCADERI PER CANOISTI E PUNTI DI RISTORO

Dall’escursionismo al cicloturismo sono numerose le potenzialità della fascia fluviale del Tanaro albese. E sono diverse le realtà in prima linea su questo fronte, che hanno visto da vicino il deteriorarsi della pista ciclabile lungo il fiume e che oggi sarebbero pronte a sostenere nuove iniziative per la valorizzazione dell’area.

Tanaro da salvare. Il parco dietro l’angolo 1

Tra queste c’è l’associazione Trekking in Langa, di cui è presidente Elio Sabena: «Ci occupiamo della manutenzione della parte rimasta della ciclabile, dalla Ferrero a Pollenzo, che ripuliamo soprattutto dai rifiuti, dal momento che alcuni angoli vengono spesso trasformati in discariche abusive. Al di là di questo problema, il tratto è molto frequentato da sportivi del posto, ma non è appetibile dal punto di vista turistico, poiché si tratta di un percorso troppo breve. Sarebbe importante recuperare la parte che da Alba va verso Neive, per poi andare oltre: proseguendo verso Govone, attraverso una serie di strade campestri lungo il fiume, in un’ora e mezza si potrebbe arrivare ad Asti. Dopo Govone, i sentieri sono già percorribili, servirebbe solo mappare il tracciato e segnalarlo, con uno sforzo economico piuttosto basso per i Comuni coinvolti». Sabena avanza anche una seconda proposta: «Perché non rendere il Tanaro un luogo interessante per i canoisti? Per esempio, posizionando un imbarcadero nella zona del parco Tanaro ad Alba e uno a Barbaresco, si potrebbe dare nuova vita a una parte panoramica e molto interessante del fiume, che oggi è inspiegabilmente tagliato fuori da tutte le iniziative turistiche». Tra chi ha un occhio critico sulla ciclabile del Tanaro e sulle sue potenzialità, c’è anche il gruppo Fiab (Federazione italiana amici della bicicletta) Salinbici Alba, come spiega Elisabetta Brovia: «Anche il tratto oggi percorribile della pista ciclabile presenta diverse problematiche, a partire dall’ingresso dal ponte di Pollenzo, in un punto molto pericoloso per le due ruote. C’è poi la mancanza di una segnaletica sulla strada principale, che impedisce a chi non conosce la zona di orientarsi. In più, sulla pista i cartelli stanno sbiadendo, dal momento che è da tempo che non vengono rinnovati».

Per rianimare la zona, ci vorrebbero anche dei servizi per chi la frequenta. Ancora Brovia: «Per esempio, potrebbero essere introdotti alcuni punti di ristoro, così da invitare le persone a frequentare la ciclabile sul Tanaro con maggiore tranquillità». Insomma, qualcosa da copiare da Cuneo c’è.

f.p.

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